L'opera di Giovanna Monaco Magaddino è l'esito di un processo mentale che visualizza i flussi liberi del pensiero artistico. Le dimensioni delle opere plastovisive di Magamò sconfinano oltre i limiti metrici consueti. Solo in alcune opere il dinamismo interno rimane serrato in sé, nei confini dell'opera, ma negli altri casi le spinte espansive si proiettano ben oltre i contorni dei lavori, i quali, in qualche caso, hanno profili non razionali che assecondano la carica energetica interna al campo visivo (Ali, Testa, Vecchio ulivo). L'impatto percettivo dell'opera di Magamò è accattivante, perché ogni osservatore vi coglie la velocità, la complessità, la straordinaria e sublime varietà dell'atto pensante. Emerge prorompente, nell'artista, l'impulso eversivo contro tutte le convenzioni e gli assunti che la storia e le civiltà hanno imposto alle generazioni, ma ella, come artista, non può che tradurre in immagini l'anelito di ogni mente libera e creativa di uscire dagli schemi fissi. Ogni opera di Magamò è il costrutto lungamente pensato di forme costruite da sostanze prevalentemente rigide, come rame su supporto ligneo e smalti policromi su metallo, o come inox lucido, satinato, spazzolato, materie sagomate in geometrie giustapposte, a volte regolari, in altri casi profilate con disegno solo in apparenza casuale, controbilanciate in accordi volutamente dissonanti, come le armonie di una composizione musicale dodecafonica e, comunque sempre vibranti delle opposizioni tonocromatiche e dello scintillio metallescente dei mezzi d'elezione. Magamò vive il contemporaneo , ma non intende bruciarlo, giacchè vi riconosce i valori che sopravvivono ad ogni bufera del contingente e dell'estemporaneità e propone opere d'arte capaci di sfidare il logorio dell'obsolescenza, non solo per la longevità delle materie impiegate, ma per i morfismi universali della geometria dell'intelligenza, piegata alle istanze dei sentimenti, alle emozioni di oggi e di sempre e, dunque, anche di domani.