Giovanna Magaddino
in opere dai significati profondi e dalla fisicità prorompente.
Le lucentezze del metallo, il profumo del legno, le trasparenze del vetro e il tratto sinuoso delle linee. Nell'arte di Giovanna Magaddino il binomio tra materia e pensiero si concretizza
Roberto Rossi - Precerutti
Le opere di Giovanna Magaddino affascinano e turbano disponendosi come gli sparsi ma all'infinito ricomponibili frammenti di una misteriosa araldica, che tuttavia assume un volto familiare se siano in grado di scioglierne l'enigma collocandola e inverandola nel nostro paesaggio interiore, se la suscitiamo dalle plaghe inesplorate dei nostri psichismi : i colori e gli smalti stesi sul rame sapientemente modellato hanno il nitore e l'esattezza dei blasoni antichi, ma dischiudendosi come preziose e istoriate quinte al di là dai misurabili confini del palcoscenico del reale, rimandano ad un "oltre" tutt'altro che pacificato, alla necessità della vertigine.
In altre parole, tra la Cosa e la Rappresentazione Giovanna sembra scoprire il Nulla ; nel medesimo tempo, però, sa restituirsi, e soprattutto ci ridona al mondo naturale, inteso come evento sensibile, attraverso una illimitata fiducia nel segno, nel linguaggio della propria arte, uniche garanzie dell'irripetibile presenza e "pienezza" degli oggetti che compongono la realtà.
Una "coscienza terrena, dunque ; una riflessione profonda sull' "esserci" sulla breve durata delle cose, ma anche ineffabile felicità di questo non replicabile "qui e ora" . Acque, rocce, alberi, ali, lunghi dall'essere i soggetti di un figurativismo un po' logoro, si offrono alla vista con una verginità aurorale, come se fosse la "prima volta" : infinitamente nuovi proprio per la loro finitudine, intensamente vibranti nel continuo vanire, trasmutare.